Escursioni primaverili, quale abbigliamento consigliare?
Quale abbigliamento trekking scegliere per le tue gite ed escursioni in primavera?
Oggi vi spieghiamo come vestirsi al meglio per un’escursione primaverile.
La primavera è forse uno dei periodi migliori dell’anno per vivere la natura e la montagna: le giornate si allungano, le temperature aumentano e dopo mesi passati a indossare strati su strati di vestiti si può tornare a svestirsi. Affrontare l’attività sportiva con il giusto abbigliamento trekking o meglio, con il giusto numero di indumenti, può fare una grande differenza nella riuscita di una giornata all’aria aperta e le “regole” da seguire sono davvero poche ed estremamente semplici.
Il troppo non va mai bene, specialmente quando si fa attività fisica, trovare il giusto equilibrio nella qualità e tipologia di indumenti ci consentirà di godere a pieno le nostre escursioni di primavera.
“Vestirsi a cipolla” gli strati sono il segreto!
Il concetto di vestirsi a strati o gergalmente “a cipolla” è molto semplice, le condizioni metereologiche e climatiche possono cambiare in maniera repentina, così come la nostra temperatura corporea può subire variazioni a seconda della difficoltà dell’attività svolta. Per esempio: se siamo dei grandi amanti del dislivello è molto probabile che durante la salita non sia necessario indossare tutto l’abbigliamento trekking che ci siamo portati dietro a patto però di coprirci bene non appena raggiunta la cima o durante le pause. Diverso il caso in cui scegliamo di compiere percorsi più semplici, o con pendenze meno elevate, che richiedono quindi uno sforzo fisico minore e di conseguenza un minore surriscaldamento del nostro fisico. Normalmente il numero di strati che va a comporre il nostro outfit da trekking è composto da 3 strati, per uno strato possono esserci più di un indumento a seconda dell’altitudine e della temperatura che troveremo nel corso dell’escursione:- Strato interno (intimo) a diretto contatto con la pelle
- Strato intermedio o mid-layer, di norma composto da una t-shirt a maniche lunghe o corte ed eventualmente da un pile o indumento più pesante come strato esterno
- Strato esterno o guscio necessario a proteggerci prima di tutto da vento, neve e pioggia
Sudare fa bene, rimanere bagnati no!
Ci teniamo a sottolineare questo aspetto, nelle stagioni di mezzo, come la primavera, può capitare di iniziare un’escursione con il bel tempo e il sole e terminarla con il sole calante e una temperatura diversa da quella che abbiamo trovato alla partenza. Per questo motivo è importante scegliere sempre il giusto numero, la giusta tipologia di strati da indossare a seconda del momento della giornata, e il giusto abbigliamento trekking per evitare di trovarci bagnati e infreddoliti nel momento in cui il sole non scalda più come prima. Per aiutarci in questo arduo compito arriva in nostro aiuto il primo strato o “base layer” che è quello forse più rilevante di tutti:1. Strato interno o intimo
Nonostante sia spesso sottovalutato il consiglio che vi diamo è quello di non badare a spese per quanto riguarda lo strato interno: essendo a contatto diretto con la nostra pelle è quello che più degli altri aiuta a regolare la temperatura corporea e soprattutto a mantenerci asciutti. Per l’abbigliamento trekking, esistono in commercio varie tipologie di materiali che sono di solito realizzati in tessuti sintetici che vengono differenziati per le zone del corpo che vanno a coprire. La vestibilità di questo strato deve essere attillata e aderire perfettamente al nostro corpo senza ovviamente pregiudicarne i movimenti, inoltre è consigliabile che il capo scelto sia piuttosto lungo per evitare che durante i movimenti della camminata esca dai pantaloni e lasci quindi una parte di pelle scoperta. Una piccola parentesi va fatta anche per quanto riguarda l’intimo vero e proprio (boxer o slip), esistono anche qui dei capi specifici ideati per la pratica di attività fisica che garantiscono una minore sudorazione e ci mantengono asciutti e di conseguenza meno soggetti a soffrire il freddo. La differenza per questo abbigliamento trekking in termini di prezzo e qualità si noteranno soprattutto al termine dello sforzo fisico, normalmente un prodotto intimo di bassa qualità avrà un odore piuttosto sgradevole e risulterà meno asciutto di un indumento tecnico di fascia più alta.2. Strato intermedio o mid layer
Per questo strato di mezzo ci sono varie alternative possibili che possiamo utilizzare, anche combinate, per essere sicuri di avere sempre la massima libertà di movimento e il miglior comfort:- T-shirt a maniche lunghe o corte
- Pile/micropile o felpa in materiale tecnico (possibilmente traspirante per evitare di sudare eccessivamente)
- Gilet
- Piumino
3. Strato esterno o guscio
Lo strato esterno come detto all’inizio dell’articolo è quello che ha la funzione di proteggerci prima di tutto dagli agenti atmosferici come vento e pioggia. Nella stagione primaverile può capitare di imbattersi in giornate soleggiate ma dove la temperatura dell’aria non è ancora particolarmente alta e dove il freddo può farsi sentire. Per questo motivo è sempre opportuno dotarsi di una giacca guscio o shell come si usa dire nel gergo più tecnico dell’abbigliamento (ndr: la traduzione dall’inglese di shell è scudo). Lo strato shell può essere di due tipi:- Hard Shell
- Soft Shell
Un discorso diverso può essere fatto invece per i gusci Soft Shell che offrono ottime proprietà di protezione contro il vento e allo stesso tempo una buona traspirabilità e un buon calore.
Sono realizzate in materiali più morbidi e piacevoli al tatto e proprio per questo motivo risultano più flessibili e comode nei movimenti.
Il contro di questo tipo di gusci riguarda però la protezione da acqua e/o neve che risulta inferiore rispetto alle giacche Hard Shell, infatti per quanto la membrana esterna sia trattata con materiali idrorepellenti, i modelli Soft Shell dopo una prolungata esposizione inizieranno ad assorbire l’acqua e richiederanno molto più tempo per asciugarsi.